L'Associazione Italiana Biblioteche ritiene non più rinviabile il ripensamento dell'organizzazione bibliotecaria nazionale, da realizzare attraverso la riqualificazione dell'intervento statale, che deve essere sottratto a compiti di gestione diretta delle 46 biblioteche pubbliche statali e circoscritto ad alcune biblioteche ed istituti di rilevanza autenticamente nazionale.
L'AIB chiede al Ministro per i Beni e le Attività Culturali e al Governo di costituire al più presto un tavolo tecnico aperto al contributo di tutte le parti in causa, per individuare le azioni concrete da intraprendere al fine di garantire l'evoluzione dei servizi bibliotecari nazionali.
I tagli subiti dal bilancio della Direzione Generale per i beni librari negli ultimi dieci anni - ridotto di due terzi in valore assoluto (-63%) ma praticamente azzerato (-93%) per quanto riguarda le attività di catalogazione – e il calo degli organici bibliotecari - che nel 2012 sono scesi sotto le mille unità complessive per effetto dei pensionamenti - sono di entità tale da suscitare il massimo allarme. Questa situazione di crisi, che difficilmente potrà essere affrontata con risorse aggiuntive, è aggravata dalla dispersione delle funzioni e degli istituti che caratterizza l'intervento del MiBAC. Lo Stato, infatti, è impegnato nella gestione diretta delle 46 biblioteche pubbliche statali, istituti di varia origine, caratteristiche ed importanza che comprende nove istituti definiti "nazionali", undici biblioteche ecclesiastiche "annesse ai monumenti nazionali", nove biblioteche universitarie che tuttavia nulla hanno a che vedere con gli atenei, le due biblioteche nazionali centrali di Roma e Firenze e un cospicuo numero di istituti che in realtà funzionano in parte come biblioteche di pubblica lettura, in parte come biblioteche specialistiche o custodi di patrimoni inestimabili; solo a Roma si contano nove biblioteche statali, a Firenze quattro. E' una geografia figlia dei compromessi che caratterizzarono il periodo post unitario, quando si diede il titolo di "nazionale" alle maggiori biblioteche degli stati preunitari per tacitare il campanilismo tipico del dibattito politico dell'epoca, e quello di "nazionale centrale" alle biblioteche delle due capitali del regno. I governi di allora decisero di non scegliere e questa virtù si è trascinata fino ai giorni nostri, in un crescendo arrestatosi solo nel 1990 con l'istituzione della biblioteca statale di Macerata, ben oltre il passaggio di competenze dallo Stato alle Regioni in tema di biblioteche pubbliche, completato nel 1977.
La storia può fornire spiegazioni ma non può essere l'alibi per giustificare il mantenimento di una situazione giunta ormai sull'orlo del collasso. Serve quindi una profonda riorganizzazione del comparto che semplifichi il quadro attuale e consenta di focalizzare le risorse disponibili sui servizi a vocazione realmente nazionale.
Gli interventi da attuare, nella visione dell'AIB, sono i seguenti:
1. Biblioteca Nazionale d'Italia
La Biblioteca Nazionale d'Italia dovrebbe nascere dall'accorpamento funzionale delle due biblioteche nazionali centrali e dell'Istituto per i Beni sonori e audiovisivi, sul modello di quanto avvenuto in Germania all'indomani della riunificazione del paese con la Deutsche Bibliothek, comprendente le biblioteche nazionali di Francoforte e Lipsia e l'Archivio musicale nazionale.
La nuova struttura dovrebbe assorbire le funzioni attualmente assegnate all'Istituto Centrale per il Catalogo Unico (ICCU) e prevedere compiti specifici e coordinati per le due Nazionali centrali e per le principali biblioteche nazionali - Milano (Braidense), Venezia (Marciana) e Napoli (Vittorio Emanuele III) - e di ricerca, sul modello dei pôles associés documentaires della Bibliothèque Nationale de France. Dotata di autonomia tecnico-scientifica, la governance sarà affidata a un consiglio di amministrazione di elevato profilo gestionale e a un Consiglio di Indirizzo; il direttore sarà nominato dietro concorso internazionale, per una durata determinata. Le funzioni assegnate alla Biblioteca Nazionale d'Italia riguarderanno:
- la gestione, lo sviluppo e l'evoluzione del Servizio Bibliotecario Nazionale, da attuare mediante una forte cooperazione paritaria ed orientata al risultato con le Regioni e le Università;
- la documentazione e la tempestiva catalogazione della produzione editoriale italiana, anche in collaborazione con gli editori, per evitare la ridondanza delle stesse operazioni in tutto il paese;
- la produzione della bibliografia nazionale e di archivi di autorità;
- l'emissione di standard nazionali, linee guida e studi in tema di catalogazione dei documenti e l'allineamento dei sistemi catalografici italiani al contesto internazionale;
- il coordinamento della partecipazione a programmi internazionali;
- il coordinamento dei progetti di digitalizzazione e la partecipazione all'Agenda Digitale Italiana;
- il coordinamento delle politiche per l'accessibilità, con particolare riferimento ai cittadini disabili.
- Il deposito legale e la conservazione del digitale.
2. La razionalizzazione delle biblioteche pubbliche statali e la creazione del Sistema Bibliotecario Nazionale
La costituzione della Biblioteca Nazionale d'Italia è il primo passo verso la creazione di un Sistema Bibliotecario Nazionale inteso come insieme integrato di strutture, reti di biblioteche, servizi e funzioni bibliotecarie, finalizzato a garantire a tutti i cittadini, in base alle loro necessità, possibilità e livello d'istruzione, in maniera uniforme su tutto il territorio della Repubblica, pari opportunità d'accesso alle informazioni e alla conoscenza contenuti nei documenti.
Il sistema bibliotecario italiano oggi è un "non-sistema". Le relazioni che intercorrono fra i vari sistemi bibliotecari italiani sono frammentari e sporadici, poiché fra le istituzioni che hanno la responsabilità della politica bibliotecaria nazionale non vi è una cooperazione strutturale nella gestione delle biblioteche. Stato, regioni, enti locali, università, autorità ecclesiastica e privati dovrebbero invece condividere una logica di cooperazione che, rispettando l'individualità di ciascuno, consenta un miglioramento del servizio erogato a fronte di considerevoli risparmi economici.
Per quanto riguarda il ripensamento delle funzioni e della configurazione istituzionale delle biblioteche pubbliche statali, secondo un disegno a lungo discusso ma mai attuato,
- le biblioteche nazionali universitarie dovranno essere trasferite alle università in tutti i casi in cui esistano le condizioni o dove, come nel caso della biblioteca Alessandrina di Roma, la storia dell'istituto sia fortemente connessa alla storia dell'Università [[come noto, la maggiore criticità del trasferimento delle biblioteche universitarie agli atenei riguarda il costo del personale, elemento per il quale occorre ipotizzare una soluzione concordata tra i due Ministeri]];
- le Biblioteche statali di più recente istituzione, o con un patrimonio e una tipologia di servizi più affini a quelli delle biblioteche degli enti locali, dovranno essere trasferite alle Regioni o ai comuni di riferimento attraverso accordi di programma;
- le biblioteche storiche più importanti (Mediceo-Laurenziana, Marucelliana, Riccardiana a Firenze, Casanatense, Vallicelliana, Angelica a Roma) dovranno invece essere raggruppate in poli locali.
3. SBN
Le recenti discussioni pubbliche e gli appelli lanciati a favore della sopravvivenza del Servizio Bibliotecario Nazionale hanno messo in luce il fatto che SBN rappresenta l'unica infrastruttura di respiro nazionale che l'Italia sia riuscita a realizzare in ambito bibliotecario, grazie al concorso di tutti i livelli istituzionali, e in particolare la collaborazione avviata fra MiBAC e Regioni. L'Associazione Italiana Biblioteche ha sempre considerato SBN non tanto un progetto di automazione, ma uno strumento per cambiare l'organizzazione bibliotecaria del nostro paese, per allinearla a quella dei paesi avanzati, per garantire a tutti i cittadini una infrastruttura di servizi per l'educazione permanente, per l'accesso all'informazione e alla conoscenza, ma anche per dare visibilità al patrimonio bibliografico e documentario italiano nel mondo. Questo slancio, negli anni, si è perso, sopraffatto dall'urgenza delle problematiche informatiche e tecnologiche, dalla focalizzazione esclusiva sulla catalogazione [[direi: sulle pratiche catalografiche (inteso come l'insieme delle procedure, spesso un po' farraginose, di catalogazione partecipata interne a SBN)]] e sulla automazione; anche il valore aggiunto rappresentato dalla cooperazione è stato mortificato dal prevalere degli aspetti burocratici e da dinamiche istituzionali di natura autoreferenziale.
L'AIB considera non più eludibile o rinviabile una profonda riorganizzazione di SBN che ne ridisegni architettura, servizi e modalità gestionali.
Il rilancio di SBN, nella visione dell'AIB, è possibile attraverso:
- una visione strategica orientata alla costruzione di un nuovo ambiente cooperativo per il Servizio Bibliotecario Nazionale collocato all'interno di un discorso più generale sul futuro dei servizi bibliotecari e bibliografici nazionali. Occorre uscire dalla equivalenza SBN = catalogo, per costruire un nuovo ambiente cooperativo che modernizzi il modo di lavorare delle biblioteche e produca valore per i cittadini italiani; occorre governare il proliferare incontrollato di poli SBN, che aumentano il costo complessivo del sistema[aggiungerei però "valorizzando e integrando i poli regionali già attivi"] ;
- una direzione scientifica autorevole, in grado di dominare le logiche commerciali dei costruttori di software per sviluppare un progetto orientato all'innovazione e all'ammodernamento di SBN, che riporti l'Italia nell'alveo del dibattito internazionale più avanzato;
- il passaggio da una architettura ancora sostanzialmente proprietaria, dove i software di terze parti devono "certificarsi", a una struttura aperta nella quale i dati sono liberamente accessibili e riusabili da chiunque con strumenti e tecnologie standard sulla base di licenze open, come prevede la legge;
- la decisa adozione di regole catalografiche condivise e l'abbandono del formato bibliografico SBN MARC a favore dell'adozione di standard riconosciuti internazionalmente;
- l'apertura di SBN anche ad ambiti non bibliotecari, attraverso l'avvio di una collaborazione con il mondo editoriale, con gli archivi, i musei, wikipedia, fondata sul comune interesse all'interscambio dei dati, che può essere favorito dalla adozione della struttura Linked Open Data a garanzia della piena interoperabilità dei dati.
4. BNI
La Bibliografia Nazionale Italiana è forse, fra i servizi nazionali, quella in maggiore sofferenza. Alla fine del 2012 è stata annunciata l'interruzione della BNI del libro per ragazzi. L'organico del servizio è ridotto a 10 unità ed è in grado di elaborare la descrizione di circa 6 mila opere l'anno, poco meno del 10% di quanto viene pubblicato. Un servizio bibliografico nazionale autorevole ed esaustivo consente di dare visibilità alla produzione editoriale italiana in ambito internazionale. Nella situazione attuale l'Italia rischia di scomparire dal circuito informativo e non è in grado di valorizzare la propria identità culturale.
Il tema del controllo bibliografico potrebbe trovare soluzioni efficaci e sostenibili grazie al ricorso alla cooperazione, purché si decida una volta per tutte di pianificare i ruoli da assegnare alle biblioteche che, per specializzazione e ampiezza delle raccolte, potrebbero dare un contributo in termini di competenza, qualità ed esaustività alla realizzazione della BNI. Oppurtuno sarebbe coinvolgere nellla redazione della BNI tutte le biblioteche coinvolte nell'organizzazione nazionale del deposito obbligatorio (L.106/2004).
Tale contributo potrebbe essere ulteriormente qualificato e rafforzato grazie a un numero limitato di partnership pubblico-privato.
Grazie alla nuova BNI cooperativa, molte biblioteche italiane potrebbero dedicarsi più utilmente ai servizi all'utenza, avvalendosi delle notizie bibliografiche prodotte centralmente e riversate anche in SBN, con un risparmio economico in termini generali per l'Italia.
5. Il Codice dei beni culturali e la figura professionale del bibliotecario
E' necessaria una revisione del D.Lgs 42/20041 per recepire la figura professionale del bibliotecario come soggetto titolare (e titolato) alla direzione e gestione degli istituti bibliografici. Tale previsione va armonizzata con il disposto della L.4/20132 sulle professioni non organizzate in ordini o collegi.